Capitolo #1

Saturnia, sera

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Manciano, Saturnia
Manciano, Porta Romana Via Clodia

Il bambino sta già dormendo. Lasciata alle spalle la montagna amiatina, abbiamo continuato la sentieristica, tra campi aperti e improvvise macchie, fitte di verde cupo. D’un tratto, tra querce e sicomori, ci è apparsa davanti la necropoli del “Puntone”: tombe fatte di lastre di travertino. Il bambino, impazzito, correva di qua e di là nel prato di ciclamini, fino allo stagno pieno di ninfee. Il sole, che rosseggia l’orizzonte, filtra dalle finestre illuminando la tavola imbandita: schiacciate, buglione d’agnello, formaggi locali, pane di farine di grano antico cotto nel forno di casa; vini robusti e sinceri: sangiovese, ciliegiolo, alicante, ansonica. Gusti arcani, inebrianti. Sfogliamo libri sul territorio e chiediamo informazioni per l’itinerario di domani.

Capitolo #2

Montemerano, ora di pranzo

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Montemerano dai campi
Montemerano, piazza del Castello

Ci svegliamo, l’aria è frizzante e il bambino, già sulla bicicletta, non vede l’ora di muoversi. Scendiamo dalla porta etrusco-romana di Saturnia per l’ultimo lembo della via Clodia. I gialli e i verdi della campagna fanno da contrappunto al colore intenso della terra e al candore dei travertini. Il bambino urla indicando una nuvola di vapore: le “Cascate del Mulino”. L’acqua solfurea sgorga dalle viscere della terra e scroscia sui gradoni di concrezioni calcaree, vasche naturali in cui ci immergiamo. Riprendiamo il cammino avanzando tra filari di vite e olivi argentati carichi di frutti quasi maturi (tra poco comincerà la raccolta; i frantoi inizieranno a lavorare, e nelle case si testerà l’olio sul pane abbrustolito). Il suono del campanile richiama la nostra attenzione: Montemerano, il paese a forma di cuore, ci appare d’improvviso. Siamo attratti dal suono della banda, ci invitano al rinfresco. Visitiamo la chiesa. Il bambino ride quando gli raccontiamo la storia della gattaiola (il prete che ha fatto un buco nel quadro per far passare il gatto!) Nella piazza, la mamma mostra il Castello e racconta al bambino le storie medievali e la leggenda di San Giorgio. Assaggiamo l’acquacotta, e dalla terrazza dove mangiamo la campagna sembra un giardino rinascimentale.

Capitolo #3

Sera, Manciano

Proseguiamo per strade interne, tra poderi, campi coltivati e grandi querce. Il bambino ascolta i rumori; indica un falco, vede tracce di cinghiali e caprioli, raccoglie aculei di istrice. Manciano è un grosso borgo, tutto in salita, dominato da una rocca maestosa. Per le vie strette avvertiamo l’afrore del vino nuovo. Nel Museo di Preistoria e Protostoria il bambino osserva, sperimenta, vuole sapere di antichi animali, frecce e lance. Dalla torre del cassero il panorama è sorprendente: il mare splende lontano come una tavolozza d’argento. Giù in fondo il castello di Marsiliana domina una campagna infinita. Assaggiamo i ciaffagnoni col pecorino e i tortelli mancianesi (tortelli maremmani, ma dal ripieno dolce). Il bambino sorride nel sonno. Per domani c’è l’imbarazzo della scelta: una rocca medievale, un villaggio neolitico, la campagna maremmana e poi il mare...