Capitolo #1

Il console romano e la villa ecologica

Per chi la conosce come località turistica sembrerà strano ma Cecina ha origini antichissime. Alcuni ritrovamenti archeologici fanno risalire i primi insediamenti all’epoca della pietra, addirittura al Neolitico. Come gran parte della costa tirrenica fu un importante centro in epoca etrusca prima e romana poi. A un console romano deve il nome, Albino Cecina che qui ordinò la costruzione di una villa i cui resti sono ancora visibili. Più che una villa era un vero e proprio complesso residenziale con tanto di tenuta. La villa era dotata di una cisterna sotterranea per la raccolta delle acque piovane e aveva una rete idrica estesa e funzionale. C’era poi, come spesso nelle ville degli antichi romani, un impianto termale. Nella zona, durante li scavi, sono stati trovati numerosi reperti, oggi custoditi nel Museo Archeologico di Cecina.


Capitolo #2

I Tomboli per difendersi dal mare

La lunga fila di dune che caratterizza questa parte di costa ha un nome: Tomboli. Quelle piccole collinette di sabbia ricoperte di vegetazione sono parte della Riserva naturale biogenetica dei Tomboli di Cecina e hanno proprio lo scopo di difendere le zone interne dalla salsedine e dai venti marini. E’ una delle riserve italiane più belle, un luogo di pace e tranquillità a pochi passi dal mare. La pineta fu creata dal Granduca di Toscana, Leopoldo, nel 1800. Oggi sono 15 chilometri di macchia mediterranea, pineta e dune di sabbia con una ricchissima vegetazione come il giglio e il papavero di mare e all’interno del parco si trovano cespugli di ginepro e lecci.

Capitolo #3

Quell’aria dolce e appiccicosa

Cecina è stata anche una città industriale, aveva una sola grande fabbrica ma era davvero importante. Ancora oggi la struttura di quello che fu lo zuccherificio si può osservare, in particolare la torre ben visibile anche da lontano. Lo zuccherificio nacque intorno al 1899 e fino agli anni venti fu all’apice del successo. Migliaia di persone lavorano nello stabilimento che trasformava le barbabietole in zucchero. Un intenso traffico di camion caratterizzava la vita della città, altrimenti all’epoca decisamente tranquilla. L’attività andò avanti con alti e bassi fino al 1987 anno della chiusura definitiva dello stabilimento. Gli abitanti ricordano, oltre ovviamente alle possibilità di lavoro offerte dalla fabbrica, anche l’aria che nei giorni di produzione era particolarmente dolce e appiccicosa. Il fotografo Roberto Nencini ha dedicato alla storia dello stabilimento un bellissimo reportage fotografico.

Fotografia di: Nuccio71