Capitolo #1

Nascita e sviluppo di un presidio

Galleria
porto_azzurro_Fotografia di: Federica Mazzei
porto_azzurro

In una giornata primaverile la nitidezza dell'orizzonte potrebbe dissipare qualsiasi dubbio sul motivo che spinse l’Amministrazione (su consiglio del solerte Paride Adami), nel lontano maggio del ’47, a mutare il nome dell’austero Portolongone nel più ridente Porto Azzurro, binomio che racchiude l’essenza vera del paese e della sua gente: il porto, sin dai primordi fonte di vita, si sarebbe coniugato con quell’azzurro incontrastato che laggiù, oltre Focardo, univa l’immensità del cielo e la maestosità del mare.

Non è un caso che la Spagna dell’Invincibile Armata di Filippo II, già nel 1557, avesse posto gli occhi su quel lembo di terra, certo preda d’attacchi turco-barbareschi ma custode d’uno dei più sicuri scali della penisola.

Cosa ne pensassero gli abitanti dell’Elba (e con loro anche Ferdinando I, Granduca di Toscana) non importava; e ciò è emblematico del destino di base navale cui furono soggette le isole del Mediterraneo nel tempo in cui prendevano piede i governi assolutisti e le monarchie ereditarie.

E tra le vie del centro la storia avrebbe continuato ad avanzare in sella al suo cavallo: fu Napoleone Bonaparte, ormai esule, a far tappa in una delle abitazioni della marina e a intrattenersi là per l’intera nottata (temporalesca, come da tradizione) per poi lasciare in pegno la promessa d'un ritorno. Ma questa è un’altra storia

Capitolo #2

L'itinerario spagnolo

La Spagna vive ancora in queste terre, nei cognomi (i Rodriguez, gli Aragona), nella toponomastica, nel reverenziale Don; la Catalogna esiste nella tradizione familiare, nella devozione al simulacro della Madonna Nera di Monserrato - l'eremo che nel 1606 il primo governatore fece erigere in quel coacervo di rocce che tanto gli ricordava la sua terra.

Ai piedi della vallata sopra la quale spadroneggia il Santuario, le vestigia spagnole irrompono nel paesaggio con quel cottage con tanto di cappellina spersi in un agrumeto dallo stile barocco-iberico, al cui ingresso troneggiano due leoni da guardia.

A valle, dove i bastimenti si cullano dolcemente sull’acqua e marinai e pescatori riparano le barche cantando monotone e dolci canzoni (come ricorda lo storico Gregoriovius), si ergono imponenti la chiesa del Carmine e quella, più piccola, del Sacro Cuore di Maria, custode gelosa d’un passato ancor presente.

Capitolo #3

Due inglesi a Longone

Galleria
brit2
brit3
brit4
brit1

Nel 1746, in conclusione del loro Grand Tour, giunsero all’Elba due pittori inglesi, Alexander e John Cozens, reduci dalla scoperta dell'arte italiana.

Nelle settimane passate qui i due immortalarono diversi aspetti dell’Elba. Una delle zone meglio rappresentate è Porto Longone, o meglio Porto Azzurro. E in quella raccolta d’acquerelli oggi al British Museum, il piccolo borgo appariva adagiato ai piedi d’una Fortezza, con due cupole a svettare sui tetti delle case (ne resta una). Fotografie che hanno immortalato un paese che a poco più di cent’anni dalla nascita aveva attraversato guerre, epidemie e carestie ma davanti al quale un’imponente Vela si dondolava dolcemente tra le onde del mare.