Capitolo #1

Una fontana, una leggenda

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fontiFotografia di: Foto di Dario Pastorelli
poggioloFotografia di: Foto di Dario Pastorelli

“È solo la strada principale”, dice Marco all’ingresso di Corso Toscana, “sì ma è unica nel suo genere, risponde Silvia, e dall’inizio si vede la Torre e come arrivarci”. Percorrendola ti appare l'elegante Fontana del Poggiolo, è fatta in ghisa e in stile neogotico a fine ‘800. "Che bella! Ma come mai si trova qui in mezzo a questo Corso?”. All’origine era a Grosseto, fu sostituita dal monumento eretto a Canapone. “La leggenda dice che la Fontana, smontata in un angolo della piazza, venisse trasportata nottetempo da alcuni arcidossini e collocata proprio qui, al Poggiolo; da allora le sue quattro fontanelle dissetano gli abitanti del quartiere”.

Capitolo #2

Un castello a guardia del paese

Dalla piazzetta si misura la maestosità della Torre Aldobrandesca che spicca a guardia del Castello e del paese. “Siamo arrivati, dice la ragazza, abbiamo percorso poche centinaia di metri attraversando la porta di Castello, del 1100 circa”. Il Maniero desta soggezione, all’esterno, ma l’imponenza della struttura, e il suo ballatoio cinquecentesco invitano a farne la sua conoscenza e a scoprirne i misteri. “Passiamo per le celle carcerarie così si arriva al Museo di “David Lazzaretti”, il Profeta dell’Amiata” e al Museo del Paesaggio Medioevale.

Capitolo #3

David Lazzaretti "il profeta dell'Amiata" e il monte Labbro

“Ma che sono queste cose nelle teche?” chiede Marco. "Sono testimonianze della Comunità Giurisdavidica, ideata dal Lazzaretti a fine '800 e dai  pannelli che lo illustrano si ha un’idea del luogo dove si svolse la vicenda”. Il luogo è il Monte Labbro, cono spoglio, sassoso, che si eleva a oltre 1100 metri di fronte all’Amiata boschiva. Un monte bellissimo e perfetto per quella spiritualità che vi si ritrova naturalmente.

Capitolo #4

Merigar, una porta aperta verso l'oriente

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gonpa2Fotografia di: Foto di Dario Pastorelli

“Ho saputo che proprio alle falde del Monte Labbro è stata fondata la Comunità Dzogchen di Merigar nel 1981 dal maestro Chogyal Namkhai Norbu”, riprende Marco. Fuori dal portone del castello si aprono le porte del Museo di Arte e Cultura Orientale, di straordinaria bellezza e interesse. “È straordinario questo nuovo Museo, i suoni del Tibet ci accompagnano, gli oggetti custoditi nelle teche ci avvolgono in una dimensione di grande spiritualità”. Qui la realtà aumentata consente di entrare all’interno del Gonpa, il Tempio della Contemplazione di Merigar e la suggestione è assicurata.

Capitolo #5

Il Medioevo a portata di grandi e piccoli

“Ma continuiamo il viaggio, dice Silvia, salendo al piano nobile si ammira il Museo del Paesaggio Medioevale, qui ci sono i reperti della campagna di scavi fatta a Castel Vaiolo dove sono presenti castagne essiccate da oltre mille anni!”. I grandi pannelli alle pareti illustrano gli elementi di questa epoca: gli edifici del potere civile e religioso e le murature del Borgo.
Non possiamo andare sulla Torre?”, dice Marco. Così la visita al Castello si conclude con la salita alla Torre, 28 metri di ascesa ripagati da un panorama mozzafiato. Guardandolo viene in mente di avventurarsi in una passeggiata in mezzo alla natura.

Fotografia di: Foto di Dario Pastorelli