Capitolo #1

Il nostro Robin Hood cavalca ancora per queste contrade

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Torrita di Siena
Donatello - lunetta del Cristo Redentore - Chiesa di santa Flora e Lucilla
Porta Gavina
Ghino di Tacco

“Ghino di Tacco io l’ho conosciuto”, così diceva sempre il nonno, quando la sera iniziava le storie “a veglia” accanto al fuoco. Noi bambini sorridevamo, perché sapevamo che era una leggenda. Ma Ghino era il nostro Robin Hood, il nostro brigante gentiluomo, che in epoche lontane ristabiliva a modo suo certe beghe di contrada, magari mozzando qualche testa o raddrizzando a bastonate le ingiustizie. Perché così si usava, quando il medioevo lasciava i suoi segni sulle mura di Torrita.

“Ghino di Tacco io l’ho conosciuto” e il nonno era sincero, perché davvero lui stesso per primo credeva ai suoi racconti. E Ghino è ancora vivo, perché a Torrita ancora se ne parla; qualcuno, in certe notti, giura di sentire spesso il suo grido che non impaurisce, ma rassicura la sua gente. Il brigante gentiluomo è ancora qui e con la sua leggenda ci tiene compagnia.




Capitolo #2

Il Vin Santo, un’antica storia d’amore fra la terra e la gente

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Vin Santo
Chiesa di Montefollonico
Panorama Montefollonico

Tutto cambia, altrove, tutto precipita; invece, a Montefollonico, borgo medioevale, tutto è come sempre: certa uva appassisce ancora nei sottotetti, perde colore, si trasfigura, cambia, avvizzisce, asciuga, si ritira sui cannicci stesi. Da qui in poi è tutta sapienza del fare: la magra spremitura, i caratelli dove la “madre” – spesso più antica di tante generazioni che se la passano di mano – accoglie il liquido, che poi diventa ambrato, profumato, con sfumature da perdercisi dentro. Il Vin Santo è storia; e la storia qui ha un sapore che ricorda tante altre storie, quelle migliori di questa terra, che a volte rivela un carattere un po’ duro, ma poi si scioglie e si mostra come materna-madre.

Da una madre, quindi, ad un’altra “madre”, quella che regala lieviti ed aromi, quella che regala altrettanto amore ricambiato. “Lo gradireste un goccio di Vin Santo… ? l’offerta era prudente, cauta. Si accoglieva così l’ospite più amato, quello di riguardo, il più atteso; ma era comunque giusto un goccio, perché il Vin Santo era talvolta l’unico tesoro che si poteva avere in quelle case. Oggi ci sono altri tesori, più inutili, più vacui, perché non c’è denaro che possa far comprare l’antico sapere di una terra come questa.

Capitolo #3

I somari, il palio, la sfida che unisce entusiasma e fa soffrire

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Palio dei Somari, Torrita di Siena
Palio dei Somari, Torrita di Siena
Palio dei Somari, Torrita di Siena
Palio dei Somari, Torrita di Siena

In Val di Chiana corrono i somari, ché i cavalli li usano in città. I nostri destrieri hanno gambe corte, orecchie lunghe, tanto fiato e testa dura come si conviene. E poi sono veloci, scaltri e con un carattere che neanche te lo immagini. Nel Palio dei Somari vanno forte, sollevano con gli zoccoli tufo e passione, grida, incitamenti e… parolacce; sì, perché siamo in Toscana e in tempo di Palio ci si fa prendere sempre un po’ la mano.

I nostri angeli dal lungo pelo ruvido corrono e corrono - eccome se corrono - superati, forse, ma di poco, solo dai cuori dei contradaioli. Poi la sera riposano, non si sa quanto consapevoli di aver vinto o di aver girato contromano, mentre gli umani continuano la sfida nelle taverne del borgo antico, tra un bicchiere e un piatto di pici ben conditi: “Va bene, avete vinto voi. Ma il prossimo anno…”. E via così, verso un altro Palio.