Capitolo #1

Il lancio della forma

Una volta ha tirato una forma da Castiglione al Lago di Pontecosi, una forma di trenta chili! È passata da Pian di Cerreto, ci sarà un po’ di discesa ma saranno 10 chilometri! E si è fermata perché è finita nel lago, ha fatto tre rimbalzi come un sasso ed è affondata. Egisto era il più grande lanciatore di tutti i tempi ed era nato proprio qui, a Pieve Fosciana, accanto alla Chiesa di San Magno. Di storie così se ne raccontano a decine, lui è il nostro eroe. Nessuno ha fatto segnare le sue misure, anche nelle gare con gli altri paesi. Volevano farlo ammalare, mandavano i bambini con la febbre davanti a casa sua, le vecchie a sbatacchiare le pentole la notte prima delle gare. Ma Egisto se si incazzava era peggio. Va bene, poteva sbagliare un lancio se era stanco, ma era peggio! La forma di pecorino ruzzolava tra i campi sfondando fienili, azzoppando passanti, stendendo vacche, sbriciolando steccati…

Capitolo #2

La potenza è nulla senza il controllo

Egisto è stato forse il più poderoso e brutale dei nostri compaesani, il suo bicipite aveva una circonferenza di 90 centimetri, ogni giorno beveva tre litri di vino e mangiava due polli, otto uova e trenta salsicce, il suo urto faceva tremare le mura, il suo grido arrivava fino in Lunigiana e dagli abitanti della valle era spesso temuto come un orco. Ma era anche un grandissimo lanciatore, non c’era solo violenza micidiale nel suo gesto, la tecnica era sopraffina. Sceglieva le forme da lanciare picchettandole con un martelletto da orologiaio. Quindi le cingeva con delicatezza avvolgendo in modo stretto e preciso il tricciolo più volte attorno al bordo, infilava la mano nella manetta, aggiustava il briolo per afferrarlo al meglio in fase di lancio. Poi soppesava la forma, sollevava il braccio come avesse bisogno di testarne ancora una volta l’inaudita potenza e a quel punto era pronto a sfunare, come si dice da queste parti, insomma a lanciarla.

Capitolo #3

«Eccola, eccola!»

Dopodiché Egisto portava il formaggio all’altezza della spalla, faceva un saltello, un breve passo e lasciava partire il disco rutilante di pecorino verso viaggi di cui non si vedeva la fine. Tanto era il dissesto provocato dai tiri dall’eroe di Pieve Fosciana che i paesi vicini – siamo nell’800 – vietarono uno a uno il gioco, passava Egisto e il giorno dopo un editto recitava “il giuoco della trottola, forma o ruzzolone è perpetuamente bandito da S.A. Serenissima entro l’abitato di Vergemoli”, due mesi dopo arrivava a Palleroso ed ecco che lì si denunciavano “gravi danni ai fabbricati ivi esistenti ma anche pericoli dei viandanti terrieri o forestieri, che anzi, giorni orsono fu sorpresa una giovane che transitava per la strada da un colpo di forma, che la rovesciò in terra tramortita, con relative contusioni”.

In breve tempo le gesta di Egisto fecero vietare il gioco in tutta la Garfagnana, almeno sulla carta… perché nelle serate più fresche di primavera, sotto cieli immensi rotonde e perfette le forme di formaggio hanno continuato a sfrecciare fino a oggi.

Fotografia di: Rocco Lucia