Capitolo #1

Filigrane

Uno dei passi più toccanti della Divina Commedia lega uno dei personaggi più misteriosi e delicati del poema al dolce territorio di uno dei segreti meglio custoditi lungo il corso della Via Francigena: Monteroni d’Arbia. In realtà il legame di questa donna col borgo è labile tanto quanto la sua identificazione (è uno dei personaggi più sfuggenti di tutta la Commedia, e proprio nella sua levità risiede il suo fascino, che poi è lo stesso nascosto, sintetico ma indimenticabile della Val d’Arbia – il che ci fa sospettare della validità delle deduzioni critiche…)

Capitolo #2

Pia de’ Tolomei

 “De, quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato de la lunga via”,
seguitò ’l terzo spirito al secondo, 

“Ricorditi di me, che son la Pia;
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che ’nnanellata pria 

disposando m’avea con la sua gemma”. 

— Purgatorio V, 130-136

La notissima Pia del V canto del Purgatorio, uno spirito immortale nel ricordo dei lettori e a cui bastano appena sette versi per diventare tale, è con ogni probabilità da identificarsi in Pia de’ Tolomei, o per meglio dire con la signora Pia Guastelloni, vedova di Baldo Tolomei. Dopo il primo matrimonio Pia andò in sposa al nobile Nello Pannocchieschi che, invaghitosi di un’altra donna, la fece rinchiudere nella torre di Castel di Pietra e la lasciò morire di fame o, a seconda delle versioni, la fece uccidere.

Capitolo #3

Seconde nozze

Ma cos’è a legare Pia, uno dei tra i più amati personaggi della Commedia, a Monteroni d’Arbia? Una serie di possedimenti e degli atti giuridici, è la prosaica risposta che siamo in grado di dare, oltre che l’amore che la legava ai figli. Pia infatti aveva avuto due figli dal matrimonio con Baldo Tolomei: Balduccia e Andrea che, secondo le regole del tempo, avrebbero ereditato la fortuna del padre solo in maggiore età. Così nel 1290, la donna dovette rivolgersi al tribunale “dei Pupilli” per chiedere l’affidamento dei pargoli, e sono proprio da questi documenti a emergere le notizie dei possedimenti monteronesi.

Capitolo #4

Tra fiume e ‘strata’

Il 20 Settembre del 1290 Madonna Pia domanda così al Giudice della Corte del Placido di essere tutrice dei suoi figlioli Andrea e Balduccia, mentre l’11 ottobre fornisce al tribunale l’inventario dei possedimenti: Hoc est inventarium quod fecit scribere dicta tutrix et eius tenor talis est. In nomine Domini Amen. Dopo la lista dei beni senesi – tra cui spicca una parte di Palazzo Tolomei – Pia fornisce un elenco dei possedimenti monteronesi.

Pia a Monteroni possedeva della terra, dei prati e due capanne nei pressi della Chiusa, della terra con vigna al Poggiarello che confina da una parte con la strata e dall’altra con un fossato –; quindi terra e lame in Dassalti e in Daldocciola e lo stesso a Giardino. Tali possedimenti erano dunque concentrati tra la Chiesa di San Giusto, il Poggiarello e il fiume Arbia. Il Poggiarello è un gran podere non lontano dalla via Francigena (definita strata per differenziarla dalle altre vie) che esiste ancor oggi e che ha mantenuto molto della struttura medievale.

Fotografia di: Mirella