Capitolo #1

Notte Etrusca

Galleria
Museo Archeologico e d'Arte della Maremma e Scavi Archeologici di Roselle
L'area archeologica di Roselle
L'area archeologica di RoselleFotografia di: Musei di Maremma
Roselle

Roselle, di fronte all’acropoli c’è il mare che fece grande il popolo etrusco. E’ sempre lassù la potente ed impervia città silente, sentinella aggrappata alla pietra, scavata ai fianchi da fortificazioni ciclopiche che s’innalzano al cielo e da oscure tombe affacciate ai bordi di quella strada tortuosa già percorsa da Gorge Dennis quando in: The Cities and the Cemeteries of Etruria, descriveva la visita a questo luogo abbandonato.

Mi arrampicai sul colle e seguii il tracciato delle mura lungo il ciglio della collina, erano composte d’enormi blocchi ammassati. Una solitudine selvaggia di pietre e di cespugli, tana della volpe e del cinghiale, del serpe e della lucertola, visitata solo dal mandriano e dal pastore. 

Ma non solo, perché nelle notti silenziose battute dal libeccio rabbioso, qui tra le penombre qualcuno scavava.

Capitolo #2

Predatori di tesori

Galleria
AKELO. The Secrets of Etruscan Golden Jewelry - I Segreti degli Ori Etruschi
L'area archeologica di Roselle
Rossa di fuoco

Erano predoni alla continua ricerca di tesori gelosamente celati dai secoli. Oscuri e sfuggenti trafficanti che vivevano nel buio, tra i frammenti di pietre disseminati un po’ ovunque.

Qui, dove l’apice della potenza etrusco-romana si esercitava fra le mura e la piazza che si apre sul pianoro, fra le tabernae, l’anfiteatro degli enigmi e le rovine del tempio, dove la statua di Agrippina dormiva stanca del figlio Nerone, una volta, dicono i tombaroli che frequentavano l’arce nelle notti tempestose, proprio qui, sotto le pietre della storia, fu trovato un incredibile essere scintillante. Veniva dalla vicina Vetulonia, dove raffinati artigiani lavoravano nobili metalli e dopo rapide palate, spuntò all’improvviso mandando lampi furenti tra le zolle riarse dal vento.

Una bestia ibrida, un demone ultraterreno che ruggiva tra le mani: forse aveva una testa di scimmia o forse quella di un leone a due teste, ma di certo aveva una coda da serpente sibilante che spuntava da sopra la schiena e sputava fuoco da ovunque pronto a sferrare il suo attacco micidiale.

Sotto i bagliori della luna, la parola Tinscvil rossa di fuoco, comparve su una zampa della creatura infernale. Era un dono a Tinia il supremo dio etrusco, il cui attributo distintivo era la folgore? Era un sogno o una chimera? Era d’oro o di bronzo? Mah! Era preziosa come un tesoro, ma feroce come il demonio e i tombaroli atterriti la lasciarono cadere scappando a gambe levate da quel luogo pieno d’arcani misteri.

Capitolo #3

Il demone etrusco: storia, legenda e fantasia

Si dice che sia lì il fantastico animale infernale, personificazione del fulmine dalla voce di tuono, che ancora fremente di rabbia giaccia nel suo Mundus pronto a proteggere il luogo di culto e i segreti della sua città sulla collina.

Vi sono leggende e storie alle quali gli uomini credono ciecamente e numerosi sono anche i misteriosi Indiana Jones poco propensi a farsi riconoscere.

Infatti, questa è una storia misconosciuta, sussurrata come un segreto e a rivelarcelo è stato un veterano del posto, che era presente in quella terrificante notte, quando il vento ululava e soffiava come un drago orribile e nella pianura le luci brillavano tremule.

Fotografia di: LepoRello