Capitolo #1

Sotto il Castel di Pietra a ricordare il “salto della contessa”

Galleria
Castel di PietraFotografia di: Lorenzo Biagini

All’estremità nord-orientale di Gavorrano ci sono i resti di un castello. Le sue pietre mangiate dai rovi si affacciano su una rupe sinistra, spesso inghiottita dalle nubi. Nelle giornate più cupe, sembra di udire ancora un grido disperato e di intravedere il volo di una donna che si schianta al suolo. Voi direte, sono suggestioni per turisti un po’ troppo inclini ai racconti del passato, invece non è affatto strano.

Nessuno, fra coloro che si avventurano sotto le mura del Castel di Pietra, può restare insensibile alla storia tragica di Pia de’ Tolomei. Si finisce inevitabilmente per riviverla. Gli stessi abitanti di Gavorrano continuano a chiamare quel maniero il “Salto della contessa”. La storia di Pia ha toccato tutti i cuori: la nobildonna senese fu uccisa per volere del marito Nello d’Inghiramo dei Pannocchieschi, signore del castello e podestà di Volterra e Lucca. Era il 1297. Fu lui che la fece scaraventare giù dal balcone dopo averla tenuta segregata. Gelosia o perché d'intralcio alle nozze con la contessa Margherita Aldobrandeschi?

Capitolo #2

“Ricordati di me che son la Pia Siena mi fé, disfecemi Maremma”

Pia de’ Tolomei è una tra le più famose figure femminili della Divina Commedia. Eppure poco conosciamo dagli storici su chi era davvero. Non sappiamo se era bella oppure no, se era istruita, se amava suo marito o se in quel matrimonio era prevalsa la ragion di Stato. E’ invece Dante che ci ha tramandato la sua storia. Nel Purgatorio Pia compare tra i morti che hanno subìto violenza. E’ lei che interpella il visitatore con un tono sommesso, del tutto privo di qualsiasi desiderio di vendetta. Vuole solo essere ricordata tra coloro che ancora son vivi. “Quando tu sarai tornato al mondo, e riposato de la lunga via” così Pia apostrofa al poeta “ricorditi di me, che son la Pia / Siena mi fé, disfecemi Maremma”. E poi l’accusa verso il marito: “Salsi colui che 'nnanellata pria / disposando m'avea con la sua gemma”. Lo sa bene colui che mi donò il suo anello.

Capitolo #3

L’eroina del passato è diventata un’icona pop

I ruderi di Gavorrano che si staglian sulle colline metallifere continuano a ispirare i poeti e gli artisti attraverso i secoli. La storia di Pia commuove ancora. Viene da chiedersi, ad esempio, quante volte Gianna Nannini avrà visitato il Castel di Pietra per scrivere la sua canzone dedicata a Pia de’ Tolomei. Senesi entrambe, ribelli entrambe: era quasi inevitabile che Gianna sentisse il desiderio di dare voce a Pia. 

La storia della donna, simbolo di femminicidio, ha affascinato la cantante al punto che nel 2007 le ha dedicato non solo una canzone, ma un’intera opera rock. La Nannini è così riuscita a trasformare la figura storica tramandata da Dante in una un’eroina pop, approdata anche a Sanremo. Non a caso l’opera si intitola “Pia a modo mio”. I brani dell’album sono stati scritti con la collaborazione di una studiosa e scrittrice toscana, prematuramente scomparsa, che si chiamava anche lei Pia. Era Pia Pera. “Dolente Pia innocente è prigioniera / col capo chino / la fronte al seno / pensa a quei giorni del passato / Ricordi in fior”, i versi della canzone.

Fotografia di: Lorenzo Biagini