Capitolo #1

Andiamo al mare

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Follonica stellataFotografia di: Lorenzo Biagini

Sabbia bianca e fine, fondali bassi. Sapore un po’ selvaggio della Maremma. Quante estati. Quanti blitz improvvisati dei fine settimana o alle prime vacanze dopo la scuola: «Andiamo al mare», e si inforcava la moto, o la macchina per chi ce l’aveva, l’importante era partire. «Andiamo al mare» e il mare non poteva essere che quello di Follonica, la spiaggia dei giovani, degli zaini, dell’avventura. Più ‘nature’ della Versilia, più pop con quei suoi arenili liberi e le isole dell’arcipelago proprio di fronte, che nelle belle giornate sembra toccarle. E che invitavano a salpare, a partire. A due passi da Punta Ala, bella ma esclusiva. Follonica invece era pronta ad aprire i suoi tesori a tutti. Era per tutti. Anche se un po’ a dire il vero bisognava conquistarsela. 

Capitolo #2

Viaggio nella città fabbrica che viveva per la ghisa

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La FonderiaFotografia di: Lorenzo Biagini
Attrezzatura del del villaggio_fabbFotografia di: Lorenzo Biagini
Strumenti della fonderiaFotografia di: Lorenzo Biagini

Pronti per lasciare le spiagge e inoltrarvi nel villaggio-fabbrica delle vecchie fonderie Ilva? Qui gli edifici della città siderurgica vi accompagneranno in un viaggio a ritroso nella antica capitale italiana della ghisa. Tutto vi parlerà di lavoro e di orgoglio, ma soprattutto di identità. Follonica è nata proprio con questo scopo: fondere il ferro che proveniva dalla dirimpettaia isola d’Elba e farne ghisa. 

Fu il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo a decidere la nascita della città fabbrica là dove c’era solo palude. La posizione era strategica e d'altra parte, già un primo insediamento era stato realizzato dal popolo degli Appiano di Piombino, anch'essi lavoratori del ferro. Fu così che nel 1831 Pietro Leopoldo istituì la città-fabbrica con il nome altisonante di "Imperiale e Reale Amministrazione delle Miniere di Rio e delle Fonderie del Ferro di Follonica". Tutto poi, per un secolo, si è sviluppato attorno alla fonderia: la vita, la città, la cultura. Tanto che oggi la città-fabbrica, monumento di archeologia industriale, è stata recuperata e restaurata, diventando un polo culturale, con il museo Magma e il teatro Fonderia Leopolda. 


Capitolo #3

Il Re Carnevale finisce al rogo

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La festa del Carnevale di FollonicaFotografia di: Lorenzo Ticci
Carnevale di FollonicaFotografia di: Lorenzo Ticci
Carnevale socialFotografia di: Lorenzo Ticci

La Toscana non è solo terra di campanili ma anche di Carnevali. Mille tradizioni di maschere e scherzi si intrecciano, quasi ogni borgo ha la sua festa del ‘mondo al contrario’. Nemmeno la Maremma sfugge a questa tradizione, anzi: Follonica ha ereditato per un certo periodo la tradizione del Carnevale Maremmano, che coinvolgeva altri paesi della zona e faceva un po’ concorrenza al fratello più famoso di Viareggio. 

Nel suo periodo d’oro i carri si ispiravano a fatti reali e personaggi in carne e ossa che avevano una certa visibilità nelle zone di Grosseto, Massa Marittima, Punta Ala, Castiglione della Pescaia. Tutti aspettavano i giorni della festa per abbandonarsi alla satira sugli episodi della vita della propria comunità. Pensare che era nato all’inizio del Novecento come un semplice veglione all’Hotel La Fortuna; poi, la tradizione del Carnevale Maremmano si è andata indebolendosi. Oggi i festeggiamenti sono rientrati all’interno dei confini di Follonica e il clou della sarrabanda è il Rogo del Re Carnevale sulla spiaggia antistante piazza XXV Aprile.

Fotografia di: Lorenzo Biagini