Capitolo #1

Tu non sai chi sono io

Quante volte ve lo devo ripetere? Io non sono Veronica Cybo! Ormai lo sanno anche i muri che gli spiriti non hanno un nome, che infestano vecchie magioni o castellotti abbandonati senza mai cacciar fuori i documenti. Siete voi umani piuttosto che volete, costi quel che costi, affibbiarci una reputazione, qualche birbanteria o stravaganza. Si dice che i fantasmi siano una maledizione ma pensate a un poveraccio come me, che si danna l’anima con apparizioni su apparizioni, travestimenti e parrucche, e nonostante tutto non vien mai riconosciuto!

Capitolo #2

C'ero prima io

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Fotografia di: Michele Spinapolice
Fotografia di: Michele Spinapolice

La mia rovina è iniziata tanti anni fa, quando quella sciagurata gentildonna, tutta merletti e avemmarie, pensò bene di passar di qui e lasciare il suo ricordo fra queste mura. Sì, come se bastasse far fuori una rivale per meritarsi la patente di fantasma… Ma sappiatelo, in modo da non tornarci su altre volte, io ero qui da molti anni prima che quella bacchettona mettesse piede a villa San Cerbone. C’ero da secoli, da quando questo era un bel castello con le carrozze e i cavalli, e si scendeva giù in paese su un sentiero tutto ciottoli e ramarri. All’epoca me la spassavo con comparsate all’acqua di rose, qualche appostamento dietro una colonna o sotto al letto, e poi via dietro la gente a fargli “Buh” alle spalle. Ma nulla di nulla, nessuna leggenda, nessuna superstizione, questi figlinesi non si degnarono di dedicarmi nemmeno una novella!

Capitolo #3

Uno scherzo mal riuscito

E poi arrivò lei, con la sua storiaccia di corna e di morti ammazzati. E fu tutto un ragionar di Veronica, dei suoi tormenti, della testa che staccò a quella Caterina, del suo esilio e tutto il resto. Di me non importava un fico secco a nessuno. Ci voleva una trovata, una trovata coi fiocchi per pigliarmi la rivincita! Così, quando quel giorno arrivò da queste parti un certo Graziani, illustre storico e fine intenditor di costumi nostrani, decisi di fargli uno scherzetto. “Lui sì che mi riconoscerà!” pensai andando ad aspettarlo, tutto vestito all’ultima moda del secolo, nella stanza degli ospiti. Ma quando mi decido o non vado a impigliarmi nelle tende del soggiorno! Mi dimeno, mi contorco e mi dibatto e quando faccio per rialzarmi mi trovo lo storico a un tiro di schioppo. Lui però, che a quanto pare a cena non s’era fatto mancare qualche bicchier di vino, strabuzza gli occhi e gridando come un ossesso mi scappa di corsa per le scale. “Quella è solo una tenda!” provo a urlargli inseguendolo, ma sie… non vuol proprio sentir ragioni. Così da quella sera eccoti anche la storia di due donne che si rincorrono per le stanze della villa.

Capitolo #4

Uno che lascia il segno

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Fotografia di: Silvano Monchi
Fotografia di: Michele Spinapolice

C’ho riprovato tante volte, con acconciature tutte diverse, ogni tanto mi piace vestirmi pure da infermiera e far due chiacchiere con qualcuno. Un giorno lasciai anche una mia impronta sul muro. E che diamine! Non ci vedete? Ma vi sembra il piede d’una baciapile del seicento quello? Ora s’è fatto perfino il comune unico con l’Incisa, speriamo che questi nuovi compaesani c’abbiano un po’ più di sale in zucca!

Fotografia di: Silvano Monchi