Capitolo #1

La villeggiatura dei nobili pisani

“Può dirsi questa la parte più deliziosa delle Colline pisane” così nel 1700 si descrive Crespina, luogo di villeggiatura amato dalle famiglie nobili pisane e livornesi. Già alla fine del XVII secolo qui in molti si erano fatti costruire ville, fattorie e casini di caccia. Con il passare degli anni questa vocazione turistica della zona è continuata e sopratutto alla metà dell’Ottocento ha visto insediarsi qui, anche temporaneamente, numerosi artisti. Molti di essi provenivano dalle famiglie proprietarie della zona ma presto queste residenze divennero luogo di ritrovo di altri artisti meno facoltosi ma ospiti in vari periodi dell'anno come Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini e molti altri Macchiaioli come Cannicci e Cecconi.



Capitolo #2

Qui ora nascono le viti

Territorio a lungo conteso tra Firenze e Pisa per questo ha subito numerose distruzioni. Alla fine del 1200 i pisani scavarono anche un grande fosso, il Fosso Arnonico o della Guerra, proprio per tenere a distanza i fiorentini.
Nonostante questo nelle varie scorrerie fiorentine nel 1332 fu abbattuta la rocca e nel 1405 il castello fu definitivamente smantellato. A lungo si è parlato come di una leggenda anche del Castello di Cenaia di cui effettivamente di recente sarebbe stata individuata l’esatta posizione.
Crespina e Lorenzana sono i due comuni che fondendosi nel 2014 hanno dato vita al comune sparso di Crespina Lorenzana.
Oggi quel territorio tanto amato dalla nobiltà pisana e livornese è ancora un oasi di pace e tranquillità che ha riscoperto un antica vocazione alla produzione di vini di ottima qualità, lo testimonino anche gli Annali Camaldolesi, a cui ha aggiunto la coltivazione delle barbatelle di vite per la produzione di uve e vini di pregio.


Capitolo #3

La civetta bianca

Era usanza contadina allevare civette per ammaestrarle e impiegarle nella caccia alle allodole. Da queste parti l’attività era particolarmente diffusa, tanto che praticamente ogni contadino aveva uno o più di questi uccelli. Intorno a questa usanza era nato un vero e proprio mercato che si faceva coincidere con la festa del santo patrono, San Michele, il 29 settembre. Quel giorno insieme ai festeggiamenti ci si scambiavano o si compravano le civette. Poi fu inventata anche una gara di abilità, sempre tra gli uccelli. Ancora oggi l’usanza viene rievocata il 29 settembre con la Fiera delle Civette. Ma il legame della città con questo uccello ha portato anche alla realizzazione di un monumento in bronzo, opera dello scultore Angelo Biancini e di un centro di allevamento delle civette dove nel 2013 è nato un rarissimo esemplare di civetta bianca.


Fotografia di: Lucarelli