Capitolo #1

La reliquia di Francesco

Ci sono due panchine verdi. Guardano di sbieco San Francesco, aspettano davanti al convento, due platani fanno da saio. La chiesa: braccia al cielo unite in preghiera e viso tondo che muta espressione al passar della luce. C’è sempre una foglia che cade e un silenzio sdraiato alle stagioni. Il grigio plumbeo delle due del pomeriggio prima di Natale abbraccia come un salmo. Il brulicare della luce a luglio accarezza la schiena. Il portone è quasi sempre aperto in cima alla scalinata di pietra. A volte mi siedo: intuisco il giardino del chiostro, la penombra delle panche, l’odore delle candele accese e non penso. Neanche un’idea. Mi volto: un vicolo spunta dal basso, si arrampica in salita, un altro cola sulla piazza. Ci sono due panchine verdi. La città le custodisce tra le stradine che scappano come gocce sul vetro.

Capitolo #2

Cortona oltre le mura

Si gettano in picchiata le sere placide e rosse, lontano, quasi non le puoi vedere. Indicano la ferrovia, più oltre la distesa piana erbeggia al lago. Sbucano dagli anfratti delle mura, scoccano come frecce, disegnano traiettorie selvagge: lo stesso gioco agli occhi di mille civiltà. Nessuna interpretazione, nessun vaticinio, nessuno studio le ha mai saccheggiate di vibrante felicità, di fanciullesca imprudenza: tra l’altrove e la piccola città. Quando se ne vanno buio e vento le raccontano impaurendo le case, al ritorno ogni uomo è ancora ragazzo, in ogni donna sboccia un fiore.

Capitolo #3

Centro storico, Rugapiana, Carbonaia ogni giorno è il più bello

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Artisti a Cortona
Artisti di strada a Cortona
Le mura di Cortona

A passeggio per Cortona in una calda mattina a luglio: io, sorellina, babbo, mamma. Un clown mi venne incontro mimando una scena romantica, intorno un cerchio di persone, rapite dal vicolo in ombra e un vento leggero. Non ballammo ma era come avessimo volteggiato in aria, non parlò ma mi sembrava avesse cantato tutto il tempo. Uno scroscio di applausi. Mamma mi passò una mano sulla testa. Il babbo aveva ripreso con il telefonino, mia sorella rideva. Non posso camminare. Non pensai che lo avesse fatto perché ero in carrozzella. Non lo penso, quel giorno avevo ballato.

Capitolo #4

Seduzione etrusca, MAEC il museo di Cortona

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Cortona, lampadario etrusco
Lampadario etrusco

La sala buia faceva freddo e paura, una scintilla e diventava d’oro. Azun aspettava quel momento: voleva dire l’inizio di qualcosa a cui non poteva partecipare. Quelle donne sapienti, passi leggeri, erano un fruscio poi grandi ombre nere. Quella sera lo sfavillio fu lento su tutti i mostri del grande lampadario. Le fiamme li rendevano più cattivi, più buoni. Dipendeva dalla grandezza del suo sorriso o dei suoi occhi, che cambiavano come cambiano i giorni sulla collina di Curtun, quella sera avvolta dalla nebbia. Figlia illegittima della sacerdotessa etrusca, Azun aveva un occhio nero come un animale perso, uno azzurro come una divinità felice.

Capitolo #5

Dalle Celle di Francesco alla Fortezza del Girifalco è musica

Il Laudario ha intuito come le parole si appoggiano sulle note: come colline sulla Valdichiana. Un paesaggio struggente di ulivi e vecchi saluta il ragazzo che non sa cosa sarà della sua vita. Un posto pieno e vuoto, distratto e in equilibrio: vita e poesia che il trovatore occhi chiari riempie di energia.