Capitolo #1

Quando si pescavano le anguille

Il lago di Bientina con una superficie di 36 chilometri quadrati, cinque volte quello di Massacciuccoli, era una volta il lago più grande della Toscana. Arrivava a lambire l’abitato di Bientina ed era circoscritto da una parte, dalle colline delle Cerbaie e dall’altra, dall’Arno.

Fu il Granduca di Toscana a farlo prosciugare per recuperare terreni da destinare all’agricoltura. Per gli abitanti fu un cambiamento radicale, l’economia prevalente fino a quel momento era legata alla pesca e in particolare a quella delle anguille e a quella con le reti dai barchini. Trasformare i pescatori in contadini non fu facile e molti decisero di emigrare. Per avere un' idea di come doveva essere questo paesaggio si può visitare il vicino Lago della Gherardesca, ricco di flora e specie di uccelli migratori. Due le oasi protette in zona: quella del Bottaccio gestita dal Wwf e quella di Tanali gestita dal Comune di Bientina.

Capitolo #2

La mitica città di Sextum

Una storia così intensa come quella che legava Bientina al suo lago non poteva finire con la sua bonifica. Ogni tanto, quando le piogge sono molto intense, il lago sembra riaffiorare e alcune leggende tornano alla memoria. E' il caso della mitica città di Sextum, che in tempi remotissimi sarebbe stata inabissata per punire i suoi abitanti. I pescatori in primis hanno alimentato per anni la leggenda, raccontando di aver visto sul fondo del lago strade e palazzi. Con la bonifica si è in effetti scoperto che si trattava di costruzioni d’epoca etrusca e romana e alcuni capitelli sono anche stati recuperati. Sempre secondo la leggenda della città di Sextum, al momento dell’inabissamento si sarebbe salvata solo una casa, quella di due vecchietti che non avevano condiviso le malefatte del resto degli abitanti. Anche in questo caso qualcosa di vero c’è, infatti quasi al centro del lago sorgeva un' isola, ancora oggi riconoscibile come un rilievo sulla pianura.


Fotografia di: PaolaLunaPh